In occasione degli Incontri di Primavera del 2013
del FMI e della Banca Mondiale – Washington, 19-21 aprile 2013
1.
La disoccupazione globale supererà nel 2013 i 200 milioni di persone, secondo
l’Organizzazione Internazionale del Lavoro, aggiungendo 67 milioni di senza lavoro
al deficit globale di posti di lavoro da prima dell’inizio della crisi finanziaria ed
economica nel 2007. Le nuove revisioni al ribasso delle previsioni economiche del
Fondo Monetario Internazionale mostrano che la situazione è particolarmente grave
in Europa, dove alcuni paesi sono entrati nel sesto anno consecutivo di recessione.
Queste recessioni prolungate, che hanno aumentato i tassi di disoccupazione al di
sopra del 25% in alcun economie, sono in gran parte indotte dalle misure di
austerità, poiché i paesi cercano di raggiungere gli obiettivi di riduzione del deficit
fissati come condizione per ottenere i salvataggi finanziari. La situazione è anche
grave in alcuni paesi della regione del Medio Oriente e dell’Africa del Nord che fa
fronte ad un aumento della disoccupazione, ad una carente protezione sociale e a
difficoltà finanziarie. I negoziati per i prestiti del FMI nella regione si sono
concentrati in modo particolare sul ruolo dei sussidi statali e su come possono
essere modificati o sostituiti.
2.
Il FMI deve riconoscere le implicazioni politiche delle ripetute revisioni al ribasso
delle sue previsioni di crescita che ha successivamente motivato con l’uso di
moltiplicatori fiscali sbagliati. Oltre a non essere riuscite a porre fine alla recessione
economica e alla stagnazione, queste politiche stanno creando rivolte sociali e
instabilità politica sia nei paesi debitori che in quelli creditori. Porre maggiore enfasi
sulla crescita ricca di posti di lavoro, su una migliore protezione sociale e sul
rispetto dei diritti dei lavoratori aumenterebbe la credibilità dei suoi programmi di
consulenza e di prestito. Fissare rigidi obiettivi di riduzione del deficit, specialmente
quando devono essere raggiunti facendo sopportare ai lavoratori il peso
schiacciante dell’aggiustamento, è controproducente economicamente e
politicamente insostenibile.
3.
Questa dichiarazione include raccomandazioni alle Istituzioni Finanziarie
Internazionali (IFI) sia di riesaminare le loro politiche sotto la “lente dei posti di
lavoro”, sia di adottare misure tali che tutte le loro operazioni siano conformi alle
norme internazionali del lavoro. Propone che la Banca Mondiale adottari un piano
d’azione per estendere la protezione sociale nei paesi in via di sviluppo. Questa
dichiarazione include, inoltre, proposte di misure che il FMI e la Banca Mondiale
dovrebbero adottare per aiutare a costruire un settore finanziario privato che
supporti l’economia reale e le misure che le IFI possono adottare nell’assistere
l’adozione e l’attuazione coordinata della Tassa sulle Transazioni Finanziarie nel
maggior numero possibile di paesi.
Continuazione della crisi e stagnazione in Europa
4.
Dal settembre del 2011, il FMI, in cinque occasioni, ha rivisto al ribasso le sue
previsioni di crescita globale trimestrali per i due anni successivi. Nella maggior
parte dei casi, le revisioni al ribasso erano dovute soprattutto a un declino più
brusco di quello previsto per l’Europa. La rivelazione del capo economista del FMI
negli incontri annuali delle IFI dell’ottobre 2012 che i modelli di previsione del Fondo
avevano sottostimato i moltiplicatori fiscali, e così la dimensione dell’impatto fiscale
delle politiche di consolidamento, confermava quello che le Global Unions e molte
alte critiche verso le politiche di austerità andavano dicendo dal 2010.
5.
Il passaggio alle misure di austerità nel 2010, soltanto mesi dopo la peggiore crisi
economica in ottant’anni, era ingiustificato dati i livelli di disoccupazione e di
sottoccupazione, prematuro alla luce della fragilità dell’economia globale, e
decisamente controproducente in termini di obiettivo di riduzione dei livelli di
indebitamento pubblico. In molti casi, i debiti sono stati il risultato del trasferimento
delle passività del settore finanziario privato alla contabilità pubblica. Le misure di
riduzione del deficit, imposte come condizioni per il prestito o raccomandate come
indicazioni politiche dalla “troika” (FMI, Commissione Europea e Banca Centrale
Europea) nei diversi paesi europei in crisi, sono riuscite ad aumentare la spirale
della contrazione economica che ha aumentato il peso del debito pubblico rispetto
al Prodotto Interno Lordo.
6.
Dopo due anni di crescita positiva nell’intera eurozona nel 2010-2011, la crescita è
diventata negativa nel 2012 e il FMI prevede che sarà leggermente negativa ancora
nel 2013. In alcuni paesi “periferici” dell’area, si prevede che il declino del PIL di
quest’anno sarà di parecchi punti percentuali e alcuni paesi sono impegnati in una
depressione economica pluriennale. Si prevede, ad esempio che la Grecia nel 2013
conoscerà una contrazione del PIL per il sesto anno consecutivo. La
disoccupazione ora supera di un quarto la forza lavoro in Grecia e in Spagna, e tra i
giovani questa stima è più del doppio. Inoltre, il tasso di disoccupazione continua
ad aumentare nella maggior parte delle economie dell’eurozona.
7.
Una delle principali aree di attenzione per le condizioni di prestito e di indicazione
politica del FMI in Europa, sono state le norme e le istituzioni del mercato del
lavoro. La ricerca economica mostra che le norme del mercato del lavoro possono
proteggere i lavoratori e ottenere una distribuzione del reddito meno disuguale e
avere in generale soltanto un impatto “insignificante o modesto” sui livelli
occupazionali
Gli stessi studi del FMI ammettono che le norme del mercato del
lavoro nei Paesi europei non sono un ostacolo così importante come i fattori quali le
carenze nei sistemi giuridici, nell’infrastruttura, nell’istruzione e formazione, nei
mercati di beni, nei mercati finanziari e nella tecnologia. Hanno, inoltre, scoperto
che la realizzazione di riforme per deregolamentare il mercato del lavoro senza
sostenere la domanda aggregata può peggiorare la disoccupazione
8.
Eppure, in alcuni paesi europei, riforme delle normative e delle istituzioni del
mercato del lavoro sono state un aspetto principale dei programmi di prestito o – nei
paesi che non hanno ricevuto prestiti – delle indicazioni politiche del FMI
Le raccomandazioni o condizioni hanno riguardato la riduzione o congelamento del
salario minimo, procedure di licenziamento più semplici e la riduzione del
trattamento di fine rapporto, e l’indebolimento o lo smantellamento dei contratti
collettivi di livello nazionale e di settore. Diminuendo la domanda aggregata, tali
misure creano una disoccupazione più alta quasi immediatamente. Inoltre,
indebolendo i meccanismi di dialogo sociale, si mina la possibilità di adottare
misure con un vasto accordo per sostenere la ripresa i mitigare l’impatto della crisi
economica, come l’uso diffuso degli accordi sulla riduzione dei tempi di lavoro in
Germania o altre politiche a sostegno dell’occupazione adottate nei Paesi Nordici.
9.
E’ urgente che il FMI sostenga e promuova un programma economico per la ripresa
in Europa. I livelli di disoccupazione che ricordano il periodo della depressione in
parecchi Stati europei, richiedono una risposta urgente e massiccia del FMI e delle
istituzioni europee.
Il FMI e i partner della troika dovrebbero rendere disponibile
l’assistenza finanziaria nel lungo periodo e porre fine alla condizionalità
distruttiva delle misure di austerità a cui sono stati sottoposti i paesi. Il FMI e i
partner della troika dovrebbero sostenere gli sforzi dei paesi volti a finanziare
le strategie per una ripresa ricca di posti di lavoro, proteggere i lavoratori
colpiti dalla crisi economica e contrastare la crescente disuguaglianza,
anziché ridurre le regole del mercato del lavoro e la protezione sociale e
indebolire o smantellare i meccanismi della contrattazione collettiva. Il FMI
dovrebbe sostenere con forza il dialogo sociale nei paesi colpiti dalla crisi,
riconoscendo l’importanza del dialogo multi-attore per una ripresa post-crisi.
Nuovi programmi delle IFI in Medio Oriente e in Nord Africa (MENA)
10.
Lo scorso anno sono stati conclusi accordi di prestito tra il FMI, la Giordania e il
Marocco, che si aggiungono all’accordo esistente con l’Iraq nella regione MENA.
Sono in corso negoziati con l’Egitto e la Tunisia per nuovi prestiti del FMI. La
Banca Mondiale ha, inoltre, sviluppato nuove iniziative nella regione, concludendo
nuovi accordi a sostegno di progetti nelle infrastrutture, nell’agricoltura e nella
protezione sociale. In diversi Paesi dell’area MENA, però, gli impegni finanziari
della Banca sono diminuiti a causa di un’evidente mancanza di consenso a favore
delle strategie di sviluppo di lungo termine. Le società nella regione fanno fronte a
problemi enormi, tra cui la crescente disoccupazione, in particolare tra i giovani; a
programmi di protezione sociale carenti; a servizi pubblici inadeguati; ed a pratiche
consolidate di repressione e di corruzione.
11.
Le sfide delle IFI nella regione MENA sono particolarmente complesse a causa del
fatto che le loro politiche passate a favore della privatizzazione e della riduzione del
ruolo dello stato sono state associate alla corruzione e alle disuguaglianze del
periodo antecedente agli enormi cambiamenti politici iniziati nel 2011. Le IFI hanno
approvato di frequente politiche e pratiche che i lavoratori e i cittadini comuni in
questi paesi hanno considerato ingiusti riconoscimenti dei regimi “cleptocratici”.
Alcuni esempi riguardano la pubblicazione di Doing Business 2009 della Banca
Mondiale per aver indicato l’Egitto come uno dei “dieci più importanti paesi
riformatori” al mondo per via delle sue politiche favorevoli all’impresa, e per le lodi
del consiglio del FMI, agli inizi del 2011, al precedente regime in Libia per i suoi
“progressi realizzati per il rafforzamento del ruolo del settore privato” e per la sua “
ambiziosa agenda di riforme” (IMF, Public Information Notice No. 11/23).
12.
Importante attenzione nei negoziati del FMI sui nuovi prestiti nella regione MENA è
stata data per rimuovere o ridurre i sussidi al prezzo del combustibile, sulla base del
ragionamento che i sussidi rappresentano un costo fiscale importante in alcuni
paesi ed hanno un impatto distributivo regressivo. La riduzione dei sussidi al
combustibile fossile può essere benefica per la società e l’ambiente, anche per la
mitigazione del cambiamento climatico, ma dovrebbe essere accompagnata da
misure per sviluppare l’accesso all’energia pulita e per compensare la reale perdita
di reddito delle famiglie a basso reddito. I sindacati hanno sottolineato che
la riduzione dei sussidi energetici può avere un impatto negativo immediato
sulle famiglie a basso e medio reddito se non verranno messi in atto ampi
programmi di compensazione prima che si verifichino aumenti dei prezzi.
13.
Il FMI dovrebbe sostenere l’istituzione di programmi nei Paesi MENA che
estendano i servizi pubblici e le misure di protezione sociale, inclusi i
programmi di trasferimento di danaro con pari accesso per uomini e donne;
fornire assistenza per creare posti di lavoro per i giovani aumentare i salari
minimi, che spesso sono molto bassi; adottare misure per ridurre le disparità
retributive di genere; e migliorare la tutela dei diritti dei lavoratori
all’organizzazione sindacale e alla contrattazione collettiva. Questo tipo di
politica dovrebbe essere individuato dalle IFI come priorità assoluta, data
l’eredità di esclusione e negazione dei diritti che è esistita nel paesi della
regione.
Riesaminare le politiche IFI attraverso la “lente dei posti di lavoro”
14.
Un’importante constatazione del Rapporto sullo sviluppo mondiale 2013: Jobs
(WDR 2013) della Banca Mondiale è stata l’individuazione della centralità dei
risultati del mercato del lavoro sullo sviluppo, quindi la raccomandazione che le
strategie di sviluppo dovrebbero essere riesaminate sotto la “lente dei posti di
lavoro”. Il Rapporto sullo sviluppo mondiale 2013 ha affermato con forza che l’intera
occupazione deve rispettare i diritti conferiti dalle norme fondamentali del lavoro
della Organizzazione Internazionale del Lavoro e sostenuta da un migliore accesso
alla protezione sociale.
15.
Un’altra importante constatazione del Rapporto sullo sviluppo mondiale 2013
è stata che, contrariamente al parere diffuso dalla pubblicazione Doing Business
della Banca Mondiale e da certe pubblicazioni del FMI, l’ossessione di lunga data delle
IFI per le norme del mercato del lavoro come impedimento principale alla crescita,
non è stata suffragata da prove empiriche:
“Nuovi dati e metodologie più rigorose hanno stimolato un’ondata di studi
empirici negli ultimi vent’anni sugli effetti della regolamentazione del lavoro…
Sulla base di quest’ondata di nuove ricerche, l’impatto complessivo della legge
per la tutela dell’occupazione e del salario minimo è inferiore all’intensità che il
dibattito suggerirebbe. Molti ritengono che gli impatti sui livelli occupazionali
tendano ad essere insignificanti o modesti” (WDR 2013, p.261).
16.
Anziché concentrarsi sulla deregolamentazione del mercato del lavoro sotto
l’erroneo pretesto che tali politiche migliorerebbero la crescita,
il FMI dovrebbe:
•
Modificare i piani di consolidamento fiscale in modo da evitare il
peggioramento della disoccupazione, specialmente alla luce della scoperta
del Fondo che ha sottostimato la dimensione dei moltiplicatori fiscali in tempi
di recessione.
L’aggiustamento fiscale dovrebbe essere ritardato o il suo ritmo
rallentato e, se necessario, l’assistenza finanziaria del FMI dovrebbe essere estesa
ad un periodo più lungo finché non sarà messa in atto una ripresa sostenibile.
•
Porre maggiore enfasi sulle misure volte a generare reddito per raggiungere
riduzioni del deficit fiscale nel medio termine,
invece di assegnare alla
riduzione della spesa pubblica il ruolo principale, come è stato il caso nella maggior
parte dei piani di aggiustamento fiscale. Raggiungere la riduzione del deficit
principalmente attraverso i tagli alla spesa aumenta la disoccupazione e la
disuguaglianza e impone un costo sproporzionato sui beneficiari dei programmi
sociali, in particolare donne e poveri, e sui lavoratori del settore pubblico.
•
Incoraggiare i Paesi, quando si rendono necessarie entrate fiscali
supplementari per ridurre il deficit nel medio termine, ad adottare misure che
abbiano un impatto ridotto sui livelli occupazionali e che riducano la
disuguaglianza dei redditi.
Le misure fiscali da preferire dovrebbero includere la
sostituzione delle “tasse piatte” con un’imposta progressiva sul reddito, imposte sul
carbonio, azioni volte a prevenire l’elusione fiscale e l’evasione, misure volte a far
emergere le attività dell’economia informale e tasse sulle transazioni finanziarie.
•
Impegnarsi in un ulteriore lavoro congiunto con l’OIL per elaborare strategie
di sviluppo centrate al lavoro,
seguendo tre progetti pilota realizzati in Bulgaria,
nella Repubblica Dominicana e nello Zambia. Queste tre esperienze pilota
dovrebbero essere portate avanti attuando lezioni chiave a favore di una crescita
ricca di posti di lavoro nei programmi paese e nella consulenza politica, anche
attraverso l’aggiornamento industriale e la diversificazione, e realizzando in altri
paesi un lavoro congiunto su questo tema.
17.
La Banca Mondiale dovrebbe parimenti,abbandonare l’approccio di indebolire la
protezione dei lavoratori nella convinzione sbagliata che questa migliora il clima
aziendale a favore degli investimenti, e, invece, dovrebbe:
•
Incoraggiare i paesi ad aumentare gli investimenti pubblici nella aree chiave
della crescita, riconoscendo, in particolare, l’importanza della “green economy” e degli
investimenti in ambiti legati al clima sia per l’ambiente e sia per il loro potenziale
di creazione di occupazione.
La Banca dovrebbe sostenere gli sforzi globali verso una giusta transizione a favore dei
lavoratori in movimento verso una green economy sostenibile, mettendo in pratica le
conclusioni dei principali rapporti pubblicati sulle conseguenze e sulle risposte politiche
necessarie al surriscaldamento globale, specialmente alla luce delle conclusioni dei
rapporti in base ai quali le popolazioni con basso reddito saranno quelle più colpite
•
Prestare particolare attenzione alla protezione, alla promozione e alfinanziamento
dei servizi pubblici di qualità, come l’assistenza sanitaria e l’istruzione.
Diminuire la spesa pubblica per l’istruzione e la formazione va contro
l’Obiettivo di Sviluppo del Millennio di un’Istruzione per tutti e impedirà uno sviluppo
economico e sociale di lungo termine, lasciando molti bambini, giovani e adulti con
un’istruzione insufficiente ed inadeguata. Una minore spesa per l’assistenza
sanitaria impedirà in modo significativo gli sforzi globali volti a ridurre l’incidenza
delle malattie infettive e a raggiungere l’accesso universale alla prevenzione e alla
cura dell’HIV/AIDS.
•
Attuare le conclusioni politiche del WDR 2013 realizzando una revisione degli
investimenti sotto la lente del lavoro in modo da garantire che le risorse
finanziarie della Banca siano correttamente impiegate per massimizzare la
creazione di lavoro dignitoso.
Ciò dovrebbe, ad esempio, portare a riesaminare certi investimenti fatti dal
Gruppo della Banca Mondiale nelle industrie estrattive,che possono avere una
conseguenza negativa per l’occupazione, e nel settore finanziario, per garantire
che queste istituzioni si impegnino in investimenti nell’economia reale, piuttosto
che in attività speculative.
Necessario: un piano d’azione della Banca Mondiale per la protezione sociale
18.
Le Global Unions vedono l’istituzione dell’iniziativa
Una Protezione Sociale di Base
delle Nazioni Unite come essenziale per lo sforzo globale volto a ridurre le
disuguaglianze ed eliminare la povertà. Estendere l’accesso alla protezione sociale
appare, inoltre, inerente al compito fondamentale della Banca Mondiale di
combattere la povertà: un approccio ampio e integrato alla protezione sociale deve
essere una componente chiave di qualsiasi strategia per lo sviluppo inclusivo. I
sindacati, insieme a molte altre organizzazioni della società civile, alle università,
alle agenzie delle Nazioni Unite e al G20 hanno invitato la Banca Mondiale e il FMI
a sostenere l’obiettivo di istituire una protezione sociale di base in tutti i paesi.
19.
Notiamo che la Strategia della Banca Mondiale per la Protezione Sociale in Africa
2012-2022 contiene un linguaggio positivo per quanto riguarda la necessità di
evitare una frammentazione e duplicazione dei sistemi di protezione sociale, come
ha fatto l’intera Strategia della Banca per la protezione sociale e il lavoro 2012 –
2022. Inoltre, l’ultima strategia dichiara che la Banca è un “partner strategico” per
l’iniziativa sulla protezione sociale di base.
E’ fondamentale che la Banca dia seguito a questi impegni retorici ed eviti orientamenti
frammentati in materia di protezione sociale che lascerebbero una parte significativa della popolazione di un
paese nella povertà, anche nel medio e lungo termine.
20.
Né la strategia africana e né l’intera strategia di protezione sociale della Banca
portano avanti piani d’azione concreti che dimostrino le intenzioni della Banca di
impegnarsi in un dialogo con i governi e le organizzazioni della società civile, inclusi
i sindacati, riguardo a come e a chi sarà estesa la copertura, ai tempi o agli obiettivi
della copertura che sarà fornita. Crediamo che un simile piano sia essenziale per
dimostrare che nei paesi a basso reddito e in altri paesi in via di sviluppo la Banca è
concentrata sui risultati da raggiungere dei quali rendere conto a tutti.
21.
Una questione centrale che richiede maggiore attenzione nei programmi della
Banca è la continua discriminazione che le donne affrontano nel mercato del lavoro
e altrove, come ha messo in evidenza il Rapporto sullo sviluppo mondiale 2012:
uguaglianza di genere e sviluppo. Le disuguaglianze strutturali devono essere
affrontate mediante un approccio che enfatizzi l’importanza del lavoro dignitoso per
le donne; l’estensione delle leggi del lavoro in modo da coprire i settori con una
grossa presenza femminile; l’inclusione dell’educazione alla prima infanzia e del
lavoro di cura nelle strategie per l’uguaglianza di genere; l’istituzione di una
protezione sociale di base che sarà di particolare beneficio per le donne; migliorare
l’accesso e la partecipazione delle donne e delle ragazze all’istruzione ed alla
formazione; aumentare l’investimento pubblico nei servizi sanitari di base che
includono l’assistenza alla salute materna, sessuale e riproduttiva; e migliorare le
politiche per la protezione della maternità. La Banca dovrebbe assistere i paesi nel
fissare gli obiettivi a favore dell’uguaglianza di genere in termini di risultati da
raggiungere, non solo in termini di accesso per le donne.
22.
Le recenti attività della Banca in materia di condivisione della conoscenza e della
ricerca di buone pratiche relative alla protezione sociale sono iniziative positive.
Tuttavia, ulteriori passi richiedono impegni concreti da parte degli uffici della Banca
nei Paesi riguardo la loro volontà di dialogare con i governi, con la società civile e
con l’OIL e di impegnare risorse in un lavoro analitico e in altri lavori necessari a
integrare l’estensione della protezione sociale nei processi di programmazione
nazionali.
Sollecitiamo vivamente i dirigenti della Banca responsabili delle
unità regionali ad informare come intendono procedere nell’estendere la
protezione sociale, soprattutto in termini di copertura, in modo da evitare
sistemi frammentati e residuali nei paesi in via di sviluppo.
23.
Il FMI e l’OIL hanno recentemente intrapreso un lavoro congiunto in tre paesi, El
Salvador, Mozambico e Vietnam, per analizzare le questioni legate alla istituzione
sostenibile di una protezione sociale di base. Questo progetto comune ha portato
importanti insegnamenti riguardo al finanziamento dei sistemi di protezione sociale
ed all’integrazione della protezione sociale nei processi di programmazione
nazionali.
Sollecitiamo vivamente il FMI a lavorare con l’OIL per contribuire a
stabilire sistemi di protezione sociale nei paesi dove sono state sviluppate le
proposte e ad estendere il lavoro congiunto per finanziare la protezione
sociale di base in altri paesi, coerentemente con le politiche dichiarate del
Fondo per affrontare le questioni relative alla disuguaglianza e alla
distribuzione.
Tutelare i diritti dei lavoratori nelle operazioni delle IFI
24.
Nel 2012, la nuova Strategia per la protezione sociale e il lavoro e il Rapporto sullo
sviluppo mondiale 2013 della Banca, hanno affermato l’importanza delle norme
fondamentali del lavoro (CLS) per lo sviluppo. Le norme fondamentali del lavoro
sono il fondamento del buon funzionamento dei mercati del lavoro e dei sistemi
efficaci di relazioni industriali che promuovono lavoro produttivo e salari equi.
Insieme alle altre norme internazionali del lavoro, ad esempio nell’area della salute
e della sicurezza sul lavoro, le CLS sono centrali per un’equa distribuzione del
reddito e per l’adempimento del compito della Banca Mondiale di riduzione della povertà.
Oltre all’importante ruolo che la Banca Mondiale può svolgere nella
promozione delle norme internazionali del lavoro, il contributo più efficace
della Banca è assicurare che le sue stesse operazioni le rispettino.
25.
Il braccio di prestito al settore privato della Banca,la Società Finanziaria
Internazionale (IFC), ha richiesto dal 2006 che le aziende clienti rispettino le norme
fondamentali del lavoro e le altre norme fondamentali del lavoro come parte degli
Standard di Prestazione Sociale e Ambientale. Inoltre, esse sono state applicate
dall’Agenzia Multilaterale di Garanzia degli Investimenti della Banca (MIGA). La
revisione delle norme di performance dell’IFC, entrata in vigore nel 2012, ha
ribadito l’importanza per le aziende debitrici di rispettare le norme fondamentali del
lavoro e di estendere alcuni altri requisiti delle condizioni fondamentali del lavoro,
come la salute e la sicurezza sul lavoro e il diritto all’informazione dei lavoratori.
Una forte maggioranza di grandi banche private impegnate nel concedere prestiti
per progetti di sviluppo, note come Banche dell’Equatore, hanno adottato gli stessi
standard.
26.
Inoltre, la Banca Mondiale e le banche per lo sviluppo regionale hanno introdotto
congiuntamente nel 2010 clausole sulle norme internazionali del lavoro nei documenti
degli appalti armonizzati,applicabili ai prestiti per importanti progetti di
costruzione. Tuttavia, la Banca Mondiale non ha adottato alcuna misura per
garantire l’attuazione di queste clausole e non le applica alle piccole opere di
costruzione o ai progetti non di costruzione finanziati da altre importanti divisioni
specializzate nel prestito e nel finanziamento della Banca, la Banca Internazionale
di Ricostruzione e Sviluppo e l’Associazione Internazionale di Sviluppo.
27.
Nel rapporto pubblicato nel 2012, il Gruppo di Valutazione Indipendente (IEG) della
Banca ha sottolineato l’inconsistenza delle pratiche in tutto il Gruppo della Banca
Mondiale (WBG) per quanto riguarda le norme del lavoro: “La copertura tematica
delle Norme di Performance dell’IFC è più rilevante per il portafoglio di progetto di
investimento del Gruppo della Banca Mondiale rispetto alle politiche delle attuali
clausole di salvaguardia, grazie all’aggiunta di esplicite disposizioni sugli impatti sul
lavoro, … Non c’è alcun motivo evidente per presumere che gli impatti a livello
comunitario e del lavoro non siano rilevanti per il portafoglio finanziario della
Banca”.
Per risolvere le ambiguità e le contraddizioni nei requisiti relativi alle
norme del lavoro e alla loro applicazione, che lo stesso Gruppo di valutazione
indipendente della Banca ha evidenziato, la Banca Mondiale deve aggiornare
le salvaguardie sociali ed ambientali per garantire che tutte le divisioni
rispettino le norme internazionali del lavoro.
28.
La revisione delle politiche di salvaguardia della Banca Mondiale, che si
prevede sarà completata nel 2014, dovrebbe includere una salvaguardia a
favore delle norme del lavoro.
Notiamo che il documento di orientamento della Banca per la revisione delle salvaguardie
ha incluso la sicurezza e la salute sul lavoro come “area emergente” che la Banca deve
affrontare. La politica dovrebbe richiedere il rispetto di tutte le norme fondamentali
del lavoro e dei requisiti appropriati, come quelli trovati negli Standard di Performance
dell’IFC per le altre condizioni di base del lavoro, cioè fornire ai lavoratori
informazioni sulle condizioni di lavoro, sulle procedure per il ridimensionamento,
sui meccanismi di reclamo, sulle norme fondamentali della salute e della sicurezza
sul lavoro e sulle norme per la catena di fornitura
29.
Il FMI dovrebbe, inoltre, vigilare, in particolare, sulla coerenza con le norme
internazionali del lavoro delle sue condizioni di prestito e di consulenza politica. Il
Fondo è diventato parecchio interessato alle questioni del mercato del lavoro, in
particolare nei Paesi europei, come dimostrato in una recente analisi dell’ITUC. In
alcuni Paesi, la consulenza del FMI sembrava raccomandare ai governi di
contravvenire le convenzioni OIL che avevano ratificato. In alcuni casi,
l’applicazione delle raccomandazioni ha comportato una drastica riduzione del
numero di lavoratori che ricevevano la copertura della contrattazione collettiva.
Qualsiasi consulenza offerta dal FMI in materia di modifica delle leggi del
lavoro dovrebbe essere riesaminata e vagliata dall’istituzione internazionale
riconosciuta responsabile delle norme del lavoro e della loro applicazione,
l’OIL, nonché presentata al dialogo tripartito a livello nazionale.
Costruire un settore finanziario che sostenga l’economia reale
30.
Le IFI hanno la responsabilità primaria di contribuire a riformare il sistema
finanziario internazionale, in quanto un sistema finanziario stabile è condizione
indispensabile per lo sviluppo economico e la creazione di occupazione. Le banche
svolgono un ruolo cruciale nel fornire l’intermediazione finanziaria tra gli attori
economici, o nelle attività bancarie reali, ma i mercati finanziari tendono a creare un
rischio sistemico di fallimento per il mercato favorendo l’assunzione del rischio nel
breve e medio termine, invece di favorire le strategie per gli investimenti nel lungo
termine. La recente crisi finanziaria ha dimostrato con chiarezza che la funzione
reale delle attività bancarie è stata messa da parte dalle attività di investimento
speculativo a danno dei clienti, dei lavoratori e dell’intera economia. Questa
tendenza deve essere invertita nell’interesse di costruire un’economia sostenibile
che possa rispondere ai bisogni delle persone nel lungo termine.
31.
Le più grandi banche private continuano a fare profitti record mentre tagliano decine
di migliaia di posti di lavoro. Le aspettative di profitto per il settore finanziario sono
irrealistiche, in cerca di un tasso di rendimento del capitale che è raddoppiato
rispetto a quanto guadagnava tre decenni fa. Le IFI devono esercitare la loro
influenza e le loro risorse economiche per obbligare le banche private a ridurre i
loro obiettivi di profitto e investire in posti di lavoro reali.
La Banca Mondiale e il FMI dovrebbero applicare condizioni rigorose nei loro piano
per la ripresa economica quando implica il salvataggio di istituzioni finanziarie
che mirano a ritornare a esorbitanti livelli di profitto assumendosi rischi altamente
speculativi e licenziando molti dei loro stessi dipendenti. Quando le IFI
sostengono finanziariamente le singole banche commerciali, ad esempio
attraverso l’IFC, la priorità dovrebbe essere data alle banche che investono il
loro capitale nell’economia reale e nella creazione di occupazione invece che
negli investimenti speculativi.
32.
Come membri del Consiglio di Stabilità Finanziaria (FSB), così come nel loro stesso
interesse, le IFI devono aumentare la pressione per regolamentare adeguatamente
il sistema finanziario globale prima che si presenti una nuova crisi. Le misure
dovrebbero includere:
•
attuare riforme delle regole e delle procedure in modo da ristrutturare le
istituzioni finanziarie troppo grandi per fallire, riducendo, così, le minacce
reali ed immediate per le finanze pubbliche;
•
Contenere i bonus e altri piani remunerativi irresponsabili ed eccessivi del
settore finanziario e coinvolgere pienamente i rappresentanti dei lavoratori
per creare e attuare politiche di remunerazione basate su incentivi
appropriati;
•
Istituire rigidi controlli sulla finanza ombra di natura non bancaria, sui fondi
speculativi (hedge fund) e sulle società di private equity;
•
Passaggio obbligato di tutte le forme di trading di derivati a scambi
organizzati e riduzione delle strategie di trading nel breve termine, incluso il
divieto permanente delle vendite allo scoperto a breve;
•
Introdurre meccanismi di difesa dal contagio mirati a separare le attività
bancarie, per garantire che le passività causate da investimenti speculativi
non indeboliscono il corretto funzionamento delle attività bancarie reali della
stessa istituzione;
•
Eliminare i regimi di evasione ed elusione fiscale comunemente utilizzati,
l’elusione fiscale attraverso transfer pricing, l’arbitraggio fiscale, e i
paradisi fiscali;
•
Attuare una rigida regolamentazione delle agenzie di rating in modo da
mettere fine all’attuale situazione di oligopolio e limitare i conflitti di
interesse;
•
Tutelare i consumatori dai prestiti predatori e da altre pratiche finanziarie
abusive e coinvolgere pienamente i dipendenti nei processi di supervisione,
istituendo misure di protezione per coloro che segnalano irregolarità;
•
Sostenere i servizi finanziari funzionali all’economia reale, quali banche di
credito cooperativo, mutue assicuratrici e servizi finanziari pubblici.
33.
Una Tassa sulle Transazioni Finanziarie (TTF), che diversi paesi stanno per
adottare, andrebbe nella direzione di frenare il trading speculativo nel breve
termine, compreso l’high-frequency trading (sistemi computerizzi di trading ad alta
frequenza).
Gli studi tecnici realizzati dal FMI, dalle agenzie delle Nazioni Unite e
dalle istituzioni dell’Unione Europea hanno confermato la fattibilità, nonché il
potenziale di creazione di reddito della TTF, e sono giunti alla conclusione che
l’efficacia della tassa sarà migliorata con il coordinamento internazionale. Nel
gennaio del 2013 è stato fatto un importante passo in avanti con l’approvazione da
parte dei ministri delle finanze europei dell’iniziativa di undici Stati membri,
rappresentanti due terzi del PIL europeo, a favore dell’introduzione congiunta della
Tassa sulle Transazioni Finanziarie nell’ambito della procedura di “cooperazione
rafforzata”.
Alla luce del crescente sostegno mondiale alla TTF per finanziare
programmi di ripresa economica basati sull’occupazione intensiva, i servizi
pubblici e per il raggiungimento degli obiettivi fissati in materia di sviluppo e
clima, il FMI e il FSB dovrebbero offrire la loro assistenza per un’attuazione
coordinata a livello internazionale della TTF nel maggior numero di paesi possibile10
Note
1
Il gruppo dei Sindacati Globali, Global Unions, è composto dalla Confederazione Internazionale dei
Sindacati (ITUC-CSI), che rappresenta 174 milioni di iscritti in 151 paesi; le Federazioni delle Global
Union (GUFs), che rappresentano i loro rispettivi settori a livello di sindacato internazionale (BWI, EI,
IAEA, ICEM, IFJ, IMF, ITF, ITGLWF, IUF, PSI e UNI); e il Comitato Consultivo Sindacale presso l’OCSE
(TUAC).
2
Banca Mondiale,
World Development Report 2013: Jobs
, Ottobre 2012, p. 261
3
Barkbu et al, “
Fostering growth in Europe Now
”, FMI Working Paper, giugno 2012
4
Si veda ITUC, “
Involvement of the International Monetary Fund in labour market reforms in European
countries
”, febbraio 2013.
5
Le norme fondamentali del lavoro sono riconosciute a livello internazionale come diritti umani
fondamentali di tutti i lavoratori, indipendentemente dal livello di sviluppo dei paesi, e sono definite dalle
Convenzioni OIL che coprono la libertà di associazione e il diritto alla contrattazione collettiva (le
Convenzioni 87 e 98); l’eliminazione della discriminazione in materia di occupazione e impiego
(Convenzioni 100 e 111); l’eliminazione di tutte le forme di lavoro forzato o obbligatorio (Convenzioni 29
e 105); e l’effettiva eliminazione del lavoro minorile, incluse le sue forme peggiori (Convenzioni 138 e
182).
6
Inclusive Green Growth e Turn Down the Heat (Banca Mondiale, 2012)
7
Si veda la nota 5
8
Per ulteriori dettagli si veda ITUC,
Labour Standard in World Bank Group Lending: Lessons Learned
and next Steps, novembre 2011.