Il seminario internazionale che si è svolto a Torino nei giorni 21-22 ottobre, “Sindacati in azione per promuovere i diritti dei migranti nella regione del Mediterraneo ” è stato una importante opportunità d’incontro e di confronto tra i sindacati del bacino del Mediterraneo e ha messo le basi per una comune strategia d’azione a sostegno dei diritti dei migranti,siano questi migranti economici o richiedenti asilo.
Promosso da CGIL e UGTT Tunisia e sostenuto da Prosvil Piemonte e Programma Actrav del Centro di Formazione OIL di Torino (dove si è tenuto), il seminario ha visto la partecipazione di una sessantina tra sindacalisti italiani e dei paesi mediterranei.
La dichiarazione finale rappresenta il risultato del lavoro iniziato con il primo impegno sottoscritto tra CGIL e UGTT, nell’aprile del 2011, per l’assistenza ai migranti che partono dal nord Africa e che approdano sulle coste italiane o rimangono vittime nel fondo del Mar Mediterraneo.
Un fenomeno, quest’ultimo, che anziché ridursi e scomparire a favore di nuove opportunità di lavoro e di vita dignitosa in quei paesi o di condizioni sostenibili di mobilità delle persone, è cresciuto sempre più, fino a produrre immani tragedie come quella di Lampedusa.
Il traffico di esseri umani – prima tollerato e poi diventato una vergogna non più sopportabile per le istituzioni italiane ed europee, in assenza di canali legali e sicuri di migrazione – oltre all’emozione e al dolore per i morti annegati, non ha ancora trovato risposte politiche che garantiscano assistenza, accoglienza e tutela dei diritti umani fondamentali delle persone che migrano in modo forzoso.
L’impegno dei sindacati, espresso nella dichiarazione finale, parte dalla consapevolezza che l’emergenza umanitaria discende, prima di tutto, dall’assenza di politiche europee capaci di affrontare, in un quadro di diritti e norme internazionali, la mobilità delle persone da paesi in conflitto o da situazioni economiche difficili.
Un fenomeno che non ha niente dell’invasione – come dimostra il fatto che la maggior parte dei 210 milioni di migranti si muovono tra i paesi del sud del mondo e che i paesi del Nord Africa, da cui partono molti dei migranti e dei profughi che cercano di raggiungere le coste italiane, sono a loro volta paesi di accoglienza per centinaia di migliaia di persone che vengono dai paesi dell’Africa Sub Sahariana – e che ha caratteristiche strutturali, in relazione sia alle dinamiche economiche, che alle condizioni sociali e alle proiezioni demografiche dei paesi che si affacciano sul Mediterraneo e di quelli loro confinanti.
Il seminario di Torino, aperto dal segretario generale della CGIL Piemonte, Alberto Tomasso – oltre all’attiva partecipazione di sindacalisti da Algeria, Egitto, Libano, Marocco, Mauritania, Tunisia, Turchia, Belgio, Francia, Portogallo, Spagna – ha visto importanti contributi di analisi e di proposta da parte della CES, dell’Ufficio di Amman della CSI, dell’OIL, dell’OIM, della Commissione Europea, del vicesindaco di Torino, Elide Tisi, del deputato italiano Khalid Choauki, che, in una tavola rotonda moderata dal giornalista Domenico Quirico, hanno interloquito con il segretario nazionale della CGIL, Vera Lamonica.
Tutte le organizzazioni sindacali presenti a Torino hanno espresso la loro volontà ed il loro impegno a coordinarsi e a sviluppare una strategia d’azione comune, partendo dalla capacità di presidiare il territorio delle rotte di migrazione,di avere personale preparato a fornire assistenza ed informazioni ai migranti sui diritti e sulla situazione che troveranno nei paesi di transito e di accoglienza, a trasmettere le informazioni utili tra organizzazioni sindacali e a denunciare le violazioni dei diritti umani e del lavoro.
In una parola, la rete sindacale, vuole costituire elemento di coordinamento e di rafforzamento della capacità dei sindacati nazionali di accogliere e organizzare i migranti, così come di svolgere un’azione coordinata verso le istituzioni nazionali ed internazionali per il rispetto dei diritti dei migranti e delle loro famiglie e l’applicazione delle norme internazionali, combattendo, allo stesso tempo, tutte le politiche securitarie e le derive xenofobe e razziste.
Il quadro normativo di riferimento, condiviso da tutti i partecipanti, è quello definito dalle convenzioni dell’OIL, che debbono essere ratificate da tutti i paesi del bacino del Mediterraneo, per poi essere applicate nei sistemi legislativi nazionali, così come la Convenzione Onu sui diritti dei migranti. Obiettivo ancora lontano e per nulla scontato viste le resistenze di molti governi ed una base culturale, diffusa e crescente, razzista e xenofoba alimentata anche dalla crisi economica in Europa.
23/10/2013 (Sergio Bassoli – fausto Durante – Kurosh Danesh)