Il segretario delle Relazioni Internazionali della CUT brasiliana, Antonio Lisboa, ha partecipato all’incontro
promosso dalla CGIL per dare continuità alle iniziative del Comitato italiano a favore della libertà di Luiz Inacio Lula da Silva e della democrazia.
(Newsletter n°22 dell’Area Politiche Europee e Internazionali CGIL Confederazione Generale Italiana del Lavoro)
Il rischio in Brasile è che si crei un vulnus democratico
Ad un mese dall’arresto dell’ex presidente del Brasile, Luiz Inácio Lula da Silva, la CGIL ha promosso un incontro per dare continuità alle iniziative del Comitato italiano per la libertà di Lula e per la democrazia
in Brasile, dal titolo “Brasile: contro-riforme economiche e sociali – attacco alla Democrazia ed ai Diritti”. Hanno partecipato all’incontro: il segretario delle Relazioni Internazionali della Central Unica dos Trabalhadores del Brasile – CUT – Antonio Lisboa; esponenti della società civile, della politica brasiliana
(Collettivo Garibaldi, Collettivo Curumin, Collettivo BELI, Crocevia, Nexus/CGIL) e del sindacato (dipartimenti internazionali della CGIL, UIL e della CISL).
Antonio Lisboa ha illustrato l’attuale contesto economico, sociale e politico del Brasile, la detenzione di Lula e le prospettive per il movimento sindacale internazionale e brasiliano.
Sul piano politico, Antonio Lisboa ha sottolineato che, a partire dal 2016, si è consumato in Brasile un progressivo golpe giudiziario e mediatico, che ha visto la destituzione dell’ex Presidente Dilma
Roussef e la successiva nomina di Michel Temer alla guida del paese fino alle elezioni del 2018. Temer, sostenuto dalle destre e dai poteri forti brasiliani, ha proceduto alla distruzione delle garanzie e dei diritti del lavoro conquistati nei governi precedenti di Lula e di Roussef. Secondo il 49,3% dell’opinione pubblica brasiliana, l’impeachement dell’ex presidente Dilma Roussef è stato il frutto di una strategia politica volta ad imporre un governo conservatore.
Sul piano giudiziario, Lisboa ha evidenziato che l’azione della magistratura brasiliana non si è svolta con la trasparenza necessaria di un vero procedimento processuale.
Per i due capi di accusa mossi a Lula, che riguardano i lavori di ristrutturazione di un appartamento “triplex”e gli investimenti della Petrobas, il sistema di informazione ha palesamene e sistematicamente
svolto un ruolo accusatorio, condizionando i magistrati e costruendo la sentenza di condanna dell’ex presidente Lula ancor prima dei tribunali. Le indagini, inoltre, si sarebbero avvalse di deposizioni accusatorie realizzate a seguito di accordi per la riduzione della pena di pentiti.
Sul piano sindacale, questa situazione ha condotto la CUT e i movimenti popolari per la difesa della democrazia in Brasile a sostenere che il processo di Lula è stato privo di prove materiali. E, in considerazione
della grande popolarità e sostegno ricevuti dall’ex presidente, anche nei sondaggi realizzati in Brasile (Lula è al 57% e Temer al di sotto del 5%) il Partito dei Lavoratori brasiliano ritiene di depositare la candidatura di Lula alle presidenziali del prossimo ottobre 2018.
Il tema della crisi della democrazia – afferma il coordinatore dell’Area politiche europee e internazionali – e dell’evidente ingerenza esterna degli Stati Uniti d’America nella definizione degli equilibri politici e istituzionali, non solo del Brasile, ma di molti altri paesi dell’AmericaLatina, è un tema importante. Il Brasile è stato, di fatto, oggetto di un golpe bianco, un golpe non condotto con i metodi militari noti degli anni 60′ e ’70, ma da
una congiura del potere, condotta da persone, partiti, esponenti politici, che, in modo del tutto arbitrario, ha destituito un presidente eletto da oltre il 57% dei cittadini brasiliani e portato al potere Michel Temer, mai votato dai brasiliani, e accusato di fatti di corruzione ben molto più gravi di quelli imputati a Lula o delle
mancanze amministrative e di bilancio addebitate a Dilma Roussef.
Il secondo tema è prettamente economico.
E’ evidente – afferma Durante – che nell’attuale vicenda brasiliana giocano un peso molto importante le oligarchie economiche, il blocco del potere, dagli agrari ai petrolieri, dai dominatori dell’informazione a quelli delle campagne, che nel corso di questi quindici anni di esperienze di governo, prima di Lula e
poi di Dilma, hanno visto messa in discussione, per la prima volta, la loro condizione da una serie di provvedimenti di natura sociale ed economica, La Bolsa Familia, il progetto Fome Zero, il progetto più Medici per Tutti, nonché dai risultati economici conseguiti sotto la guida di Lula. Con il governo di Lula e di Dilma,
milioni di brasiliani, condannati ad un’assoluta marginalità sociale, hanno visto per la prima volta una possibilità di riscatto sociale e di mobilità sociale verso l’alto. Basterebbe solo il programma per la creazione di nuove scuole e università realizzato da Lula e da Dilma in Brasile per spiegare lo straordinario cambiamento che queste amministrazioni hanno rappresentato.
Per tali ragioni, ci impegniamo con il cuore e con l’anima – ribadisce Fausto Durante – a sostenere la lotta che i movimenti sociali, i partiti democratici e i sindacati liberi in Brasile stanno conducendo per ottenere un trattamento giudiziario minimamente equo per il presidente Lula. Di conseguenza – continua Durante
– chiediamo sostanzialmente tre cose.
Primo, la riapertura di un processo equo e democratico per Lula, perché è la precondizione per restituire l’onorabilità ad una persona che ha avuto un’influenza molto forte e positiva per lo sviluppo
dell’America Latina in questi anni, esempio non soltanto per il Brasile e per i suoi cittadini, ma anche per molti progressisti e democratici nel mondo. Secondo, chiediamo che si discuta dello stato delle democrazie in America Latina e nel mondo, perché se è possibile destituire con una congiura di palazzo una
presidente eletta dalla maggioranza dei cittadini e non accade nulla nel mondo, vuol dire che la stabilità della democrazia è a rischio. Terzo, garantire all’ex presidente Lula tutte le prerogative della legge che sono state violate nei suoi confronti, come ad esempio habeas corpus, e la possibilità che Lula partecipi attivamente
alla prossima campagna elettorale, un diritto che non può essere messo in discussione da una condanna emessa sulla base di un procedimento giudiziario quanto meno discutibile, con accuse che
si sono rivelate, alla prova dei fatti, non veritiere.
Un’eventuale esclusione di Lula dalla competizione elettorale sarebbe un vulnus democratico molto forte che metterebbe a rischio qualsiasi sviluppo democratico del Brasile.