Pubblichiamo la lettera scritta da Marwan Barghouti, politico e militare palestinese, dopo la morte di Mandela
Nel corso dei miei anni di lotta, ho avuto occasione a più riprese di pensare a te, caro Nelson Mandela. E soprattutto dopo il mio arresto nel 2002. Io penso ad un uomo che ha passato 27 anni in una cella di prigione, solamente per dimostrare che la libertà abitava in lui prima di diventare una realtà di cui avrebbe potuto gioire il suo popolo. Penso alla tua capacità di sfidare l’oppressione e l’apartheid, ma anche di sfidare l’odio e di preferire la giustizia alla vendetta.
Quante volte hai dubitato del risultato di quella lotta? Quante volte ti sei domandato se la giustizia avrebbe prevalso? Quante volte ti sei chiesto se il tuo nemico avrebbe mai potuto diventare un tuo partner? Alla fine, la tua volontà si è dimostrata incrollabile, facendo diventare il tuo nome uno dei più luminosi nomi della libertà.
Tu sei molto di più che una fonte di ispirazione. Tu dovevi sapere, il giorno della tua liberazione dal carcere, che eri in procinto non solo di scrivere la storia, ma di contribuire al trionfo della luce sull’oscurantismo, pur restando umile.
Ed hai portato la promessa ben oltre le frontiere del tuo paese, questa promessa, che l’oppressione e l’ingiustizia saranno sconfitte. Così hai aperto la strada alla libertà e alla pace. Dalla mia cella, io ricordo la tua ricerca quotidiana e allora qualsiasi sacrificio mi diventa sopportabile alla sola idea che il popolo palestinese potrà riacquistare la sua libertà, la sua indipendenza e la sua terra, e che questa terra potrà infine gioire della pace.
Tu sei diventato un’icona e hai fatto sì che la tua causa fosse un faro e si imponesse sulla scena internazionale. Universalismo contro isolamento. Sei diventato un simbolo al quale tutti coloro che credono nei valori universali alla base della tua lotta hanno potuto collegarsi, mobilitarsi ed agire. L’unità ha forza di legge per un popolo oppresso. La tua minuscola cella, le ore di lavoro forzato, la solitudine e le tenebre non hanno potuto impedirti di vedere l’orizzonte, né di condividere la tua visione. Il tuo paese è diventato un faro e noi, Palestinesi, spieghiamo le vele per raggiungere la sua riva.
Tu hai detto: “noi sappiamo troppo bene che la nostra libertà non è completa senza quella dei Palestinesi”. E dalla mia cella io ti dico, la nostra libertà ci appare accessibile perché voi avete raggiunto la vostra. L’apartheid non ha prevalso in Sudafrica, e l’apartheid non può prevalere in Palestina. Noi abbiamo avuto il grande onore di accogliere in Palestina, qualche mese fa, il tuo amico e compagno di lotta Ahmed Kathrada, che dalla sua cella, dove ha preso forma una parte importante della storia universale, aveva lanciato la campagna internazionale in favore della libertà dei prigionieri palestinesi; mostrando con ciò che i legami fra le nostre lotte sono eterni.
La tua capacità di essere un simbolo di unificazione e un condottiero a partire dalla tua cella di prigioniero, tenendo nelle mani il futuro del tuo popolo mentre eri derubato del tuo stesso futuro, sono segni di un grande leader, eccezionale, e di una figura davvero storica.
Io saluto il combattente per la pace, il negoziatore di pace e il costruttore di pace che tu sei, mentre sei nello stesso tempo il leader militante e l’ispiratore di una resistenza pacifica, il combattente senza tregua e l’uomo di Stato.
Tu hai consacrato la vita a far risplendere l’idea che la libertà e la dignità, la giustizia e la riconciliazione, la pace e la coesistenza possono prevalere. Adesso sono tanti quelli che nei loro discorsi onorano la tua lotta. In Palestina noi promettiamo a noi stessi di proseguire questa ricerca dei nostri valori comuni e di onorare la tua lotta non solo a parole, ma consacrando le nostre vite allo stesso scopo. La libertà, caro Madiba, prevarrà certo, un giorno, e tu hai meravigliosamente contribuito a fare di questa fede una certezza. Riposa in pace e che Dio benedica la tua anima invincibile.
Marwan Barghouti
Prigione Hadarim, cella 28